Dopo l’uscita di “Cosa saremo”, Cloude ci parla del periodo e delle idee che hanno portato alla realizzazione del brano. Un excursus nella carriera del rapper, il quale ci svela degli aneddoti riguardanti la sua carriera, dal conciliare musica e lavoro alla scelta di cambiare nome d’arte.

 

Come è nato il tuo ultimo singolo “Cosa saremo”? Di cosa parla il brano e quando l’hai scritto?

-Nel lockdown non è stato facile trovare stimoli, ma alla fine il malessere mi ha dato ispirazione e da quel periodo ne è nata Cosa saremo. In quel momento mi sentivo come una persona che non aveva più un passato e ne tantomeno un futuro, soprattutto questo. Era come se tutto fosse stato cancellato, e non riuscivi a capire cosa potesse succedere dopo, la musica ne ha sofferto, però qualcosa alla fine è successo. In questo brano parlo di questo, della voglia di cambiare ma nulla era possibile, e cosi tanto tempo chiusi non è mai successo, ne venivo anche da un momento di “riscatto musicale” dove pensavo potesse succedere qualcosa in più e alla fine gli sforzi sono stati quasi azzerati da un qualcosa che ha cancellato interessi secondari.

Come hai conosciuto D-Ross? Ti sei trovato bene da subito a lavorare con lui?

-Grande D-Ross, per me è un mito, un maestro vero. Ci siamo conosciuti grazie a Gaetano Pellino, il mio produttore di Pioggia Sporca e Ogni Maledetto Weekend, ascoltando il suo sound e le sue produzioni, ho pensato sarebbe bello avere un suo beat, e così è successo. Lavorare è stato bello, ne usci un pezzo molto energico.

Generalmente quanto tempo passi in studio?

Tanto ma ancora troppo poco, ho una vita incasinata con ritmi alti, facendo due lavori oltre il padre devi essere bravo a gestire i tempi, fino a qui però ci sono arrivato.

Qual è, secondo te, il progetto che ha definito nel migliore dei modi il tuo sound negli ultimi anni?

Sicuramente Resta Con Me, è stato il progetto che mi ha definito personalmente, e mi ha dato la spinta necessaria per cercare sempre di evolvermi.

Il tuo ultimo album, “Resta con me”, può rappresentare una sorta di rivoluzione nel tuo percorso musicale?

Assolutamente si.

“Liberu la capu” è un brano che ti ha dato molta visibilità. Che ricordi hai di quel periodo?

Poter conoscere e lavorare con Nandu Popu è stato qualcosa di incredibilmente figo, un artista che ho sempre seguito e ammirato, quindi poterci fare un pezzo insieme, è stato fantastico, soprattutto perché fu un pezzo ben riuscito e riuscì a girare bene dandomi un po’ più di visibilità.

Come è stato il passaggio da Sito a Cloude? Perché hai fatto questa scelta e quali conseguenze ti ha portato?

é  stato difficile ma necessario, perché ne venivo da un periodo dove quello che volevo fare di più era cambiare pagina, cambiare tutto. Avere un nuovo nome, per uno che non è famoso significa ripartire quasi da capo, però sono contento così.