Bad Reputation è il decimo album del rapper italiano Vacca, pubblicato il 10 aprile 2020 dalla Solo Bombe.
Undici tracce e diversi nomi della scena compongono quest’ultimo disco che sembra già ad un primo ascolto discostarsi da quelli che sono i vecchi lavori di Vacca e ci regalano una versione di lui del tutto inedita.

 

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Parliamo del tuo nuovo album, come nasce “Bad Reputation”?

«Bad Reputation esce nel periodo sicuramente non facile della quarantena. Essendo il disco già pronto ho voluto mettere da parte gli interessi finanziari per dare spazio all’arte, mantenendo le aspettative dei miei supporter che erano in attesa del terzo episodio di questa trilogia (Don, 2018 Don Vacca Corleone, 2019 Bad Reputation, 2020).
Successivamente, è uscito in una versione “pompata”, con 10 nuove tracce inedite, registrando queste ultime tracce nel solo mese di maggio, con turni in studio fino a 17 ore, giorno e notte.
Bad Reputation non è stato un album fatto di fretta, anche se è passato solo un anno dall’uscita di “Don Vacca Corleone”, nel gennaio 2019.
Ho preso il tempo che mi serviva per farlo uscire e per scrivere ciò che avevo da dire per completare questa trilogia».

C’è un tuo singolo in cui ti rispecchi più degli altri?

«La mia musica è concepita sempre dallo stesso personaggio, non faccio mie storie di altri. Essa è il quotidiano che vivo, il mio credo, i miei consigli, le mie esperienze. La mentalità con la quale affronto la mia vita. Riuscire a trasmettere questi messaggi è semplice in quanto vivo le cose che racconto: sento tutto allo stesso modo.
Ci sono pezzi che sento e preferisco in base al periodo che sto vivendo, in questo momento mi rispecchio negli ultimi 10 pezzi, sono frutto dell’ultimo periodo che sto continuando a vivere».

Fare uscire 10 nuove tracce di un disco appena pubblicato è notevole…

«La fase creativa, quando sei più giovane, che nel mio caso la ottengo estraniandomi da tutto e dalla solitudine (sto da solo a casa, non voglio vedere nessuno) in passato potevo considerarla “pallosa”, quello che più mi divertiva erano i concerti e portare l’album dal vivo nei tour.
Dal “taglio dei capelli” in poi, la fase creativa per me è un momento profondo e intimo con me stesso, ma in cui anche mi “diverto” a sperimentare nuovi flow, tecniche, stili, a usare parole non ancora utilizzate. Non vedo l’ora di tornare in studio, sentire per 24 ore lo stesso beat, rifare il pezzo finchè non è perfetto, mi sta tornando quella voglia».

E’ il 2008 e all’interno del mixtape Poco di buono, usciva il singolo “Vita da Re”, 12 anni dopo esce “Vita da Re 2.0”, come hai fatto questa scelta?

«Vita da Re come Accalappiacani sono state le colonne sonore di tanti ragazzi.
In tanti continuano a ripropormele e a condividerle. Mi sembrava il momento giusto di tirare fuori una nuova versione di Vita da Re.
Sono state le compagne di una generazione, tornano in mente vecchi ricordi».

 

Con questo ultimo album hai sperimentato una nuova forma di Instore virtuale, chiamando personalmente i fan che ti hanno supportato comprando il disco. E’ andata come ti aspettavi?

«Ho il primato di aver inventato questa nuova forma di Instore virtuale, abbiamo deciso di rimanere vicini ai ragazzi nonostante il periodo non lo permettesse. Nonostante non tutti i miei colleghi lo stiano facendo, mi sta a cuore rimare vicino ai miei supporter.
Con questo Instore abbiamo realizzato più di 300 videochiamate in 2 settimane, di 10 minuti/ un quarto d’ora ciascuna.
Io e il mio team non abbiamo visto questa nuova idea come una cosa “eccezionale”, ma fattibile per i miei fan, cambiando la giornata per qualcuno che ha cambiato la mia vita supportandomi negli anni.
Non vedo perchè da parte di un artista non ci debba essere mai un grazie o un ricambio di favori nei confronti di un fan che ti supporta».

Credi che al giorno d’oggi gli artisti siano troppo distanti dal loro pubblico?

«Credo che ognuno sia vicino al proprio pubblico a modo proprio, mettiamola cosi. C’è chi pensa solo al guadagno – le foto si fanno solo se compri il cd – e allora in quel caso sono attacchi ai fan, ma se non c’è il guadagno coloro che sono disposti a passare del tempo con i propri fan si contano sulle dita di una mano».

Cosa ti hanno chiesto maggiormente i tuoi supporter durante l’Instore online?

«Ho visto persone piangere, persone incredule per il solo fatto di ricevere la video chiamata, alcuni mi hanno chiesto degli “spoiler” o la prossima mossa, che in alcuni casi sono stati rivelati. Non credo ci sia da dire altro. I miei supporter da anni mi mandano foto con tatuaggi riportanti frasi della mia musica o con la mia faccia. Penso che questa sia la dimostrazione di affetto più estrema, significa che la mia musica non ha un valore “momentaneo” ma durerà per sempre nella vita di una persona. Fare una video chiamata con loro è anche un modo per ringraziare e stare vicino ai miei supporter».

Un’artista che ascolti e che ti ispira?

«Non traggo ispirazione da nessuno. In questo momento tecnicamente non mi sento di avere troppi rivali, sopratutto fra i giovani. Ci sono artisti che mi piacciono, come Izi, che è un artista completo, però solo artisti stranieri riescono a ispirarmi e a farmi dire“devo fare meglio”. Nelle 10 nuove tracce di Bad Reputation c’è una forte influenza jamaicano-inglese. Sono tornato ai livelli artistici della Dancehall e della cultura jamaicana che facevo all’inizio, ma che ho perso negli anni.
Per concludere, la mia ispirazione la traggo da me stesso, dal rapportarmi con altre cose della mia carriera che devo superare».

Bad Reputation è stato anticipato dai singoli Oki, Sottovalutato e Colpiscimi.

Come consideri la nuova scena hiphop italiana?

«Vivo questa cultura come l’ho sempre vissuta, da 25 anni a questa parte. Ero un bambino quando ho iniziato ad avvicinarmi all’Hiphop.
A me piacciono la nuove generazione, non mi sento in competizione con i più giovani ma sono del parere che nessuno si possa accomodare sugli allori del passato, il trono devi mantenerlo lavorando ed essendo competitivo sotto tutti i punti di vista. Non adattandosi alle nuove mode ma facendone parte non snaturandoti. Tutti devono stare al passo coi tempi, ma ciò non vuole dire che se nel 2020 va la Trap tutti devono essere uguale a Sfera, ma neanche rappare come Neffa nel ’96».

Vacca di ieri e di oggi. Hai avuto un’evoluzione?

«Sono cambiato riuscendo ad essere rimasto me stesso. Nella vita si cambia, si cresce, ma ho mantenuto tante cose che appartengono al mio essere. Vacca, a livello di voglia di fare, passione e fame non è cambiato. Ovvio che crescendo cambiano le situazioni ma sono legato a un certo tipo di vita e a determinate cose, che posso permettermi di raccontare.
Penso di essere il meno cambiato fra quelli della mia generazione e ad essere riuscito a non cambiare testa, questo è cio che sono».

 

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info/contatti: riccardoberetta@hiphopitaly.com

 

di: Riccardo Beretta