LO SQUALO” è l’album di debutto della cantante e produttrice romana AvA (nome d’arte di Laura Avallone), nel quale l’artista ha presentato se stessa, il suo personaggio e il manifesto del proprio pensiero. Lo squalo è l’animale guida nonché concept brand del personaggio AvA che, sotto forma di donna-squalo appunto, canta di una rivoluzione femminile senza mezze misure che non passa per la parità di genere ma che punta direttamente all’apice della catena alimentare e dunque, paventa l’era del matriarcato musicale.

 

Hai dichiarato che AvA è l’alter ego di Laura. Se dovessi trovare un punto in comune quale potrebbe essere?
AvA non è solo l’alterego di Laura è proprio l’opposto. Se Laura è una persona riservata e moderata, AvA è una figura forte, diretta e senza mezze misure. In comune credo che abbiano una profonda determinazione e una consapevolezza di chi sono e cosa vogliono.

 

Sei la prima a proporre in italiano il moombahton, genere nato negli Stati Uniti che rimanda subito alle hit di Major Lazer, Jay Balvin, Sean Paul, Nick Minaj e tanti altri. Come ti sei avvicinata a questo stile musicale?
Avvicinarmi alla musica elettronica e al moombahton in particolare è stato molto semplice: era ed è la musica che mi piace andare a ballare la notte. Quindi da sempre mi sono sentita molto affine a questi generi, dopotutto AvA è una coatta, elegante ma pure sempre molto coatta dentro, per cui il moombahton da subito è stato uno stile che mi è venuto naturale produrre.

 

Nel tuo nuovo album “Lo Squalo” parli di sovranismo femminile. Come immagini il ruolo della donna nella società? Pensi che maggiori responsabilità da parte della donna porterebbero a una maggiore stabilità?
Assolutamente sì. Le donne hanno la capacità innata di ricreare l’ordine dal caos. Sono meno inclini alla violenza rispetto agli uomini e più orientate al benessere piuttosto che al potere fine a se stesso. Queste caratteristiche le rendono un po’ meno corruttibili degli uomini, con le dovute eccezioni chiaramente, sia da un lato che dall’altro.

 

Nel tuo brano Adesso il capo sono io” dici “Il capo è donna, oh mio dio! proprio a rimarcare quanto ancora scandalizzi il fatto che una donna possa essere a capo di unazienda. Alle soglie del 2020 è ancora questa la mentalità?
Purtroppo sì e spesso e volentieri le prime a pensar male di una donna arrivata ai vertici di un’azienda sono le donne stesse. Non è raro trovare un dirigente o un manager che abbia meno di 40 anni. Quando questa figura è donna, subito si pensa: “Eh,chissà come ci è arrivata lì”. Sfortunatamente questo appeal maschilista non appartiene solo agli uomini, che mal sopportano un superiore donna, ma anche le donne sono le prime a farsi la guerra invece che aiutarsi e far fronte comune.

 

Se ti offrissero di collaborare con qualcuno con chi ti piacerebbe fare un duetto?
Ce ne sono diversi. Mi piacerebbe collaborare con Salmo, Manuel Agnelli, Nina Zilli… Credo che sarebbe interessante mischiare il mio genere con quello di Ghali o Ghemon (adoro Ghemon!) e sono un’ammiratrice del talento di Dardust. Se potessi sognare direi Lady Gaga, Beyoncè o Eva Simons. Con Eva Simons credo che tireremmo giù una hit indimenticabile!

 

Stai pensando a un tour per presentare il disco dal vivo?
Sì, ci sono varie cose in programma ma ne parlerò più avanti. Al momento sto già lavorando al mio prossimo disco!